Alle porte del castello

È domenica sera, siamo al terzo giorno di viaggio, arrivati questo pomeriggio a Penìscola, ultima tappa intermedia prima di raggiungere Valencia. Dalla finestra della stanza del boutique hotel affacciato sul mare, vediamo il castello della località, ma non siamo saliti a vedere il centro e non so se ci riusciremo. Sapevamo che non sarebbe stato facile viaggiare con due bambini piccoli, e l’on the road si presenta impegnativo: arriviamo in fine pomeriggio poco prima di cena a istallarci nei posti, ci rilassiamo un’oretta in stanza e usciamo a cercare un ristorante. Spesso non abbiamo tempo di prenotare in anticipo, e quando arriviamo sono già al completo. In generale ci stiamo rendendo conto che non è che i bambini siano benaccetti ovunque, ad esempio ho realizzato che esistono degli hotel “adults only”, una categoria che ignoravo. Comunque, siamo contenti, domani arriviamo, arriveremo. A Valencia, città che abbiamo scelto come casa temporanea per i prossimi 3 mesi. Che emozione! Viaggiare in auto ti dà la sensazione della distanza, vedi i paesaggi scorrerti dal finestrino, situazioni meteo diverse, intanto scorrono anche le canzoni e le parole, e anche i pianti (!). Federico ha le sue playlist invariate da qualche settimana “Come togethere” dei Beatles, “Lui, lui, lui” di Orietta Berti e “Malamor” di Mannarino fanno parte delle hit, poi ci sono “Farfalle” di San Giovanni, mentre per intanto “lei, lei”di Marine La Foret ha perso qualche posizione… Noi proponiamo Ellen Allien, gli Apparat e Aphex Twin per gli addormentamenti, ma non sempre vengono capiti. Chissà quali hit sceglierà tra 2 settimane…

Stasera siamo così stanchi che siamo scesi a cenare al ristorante sotto l’albergo, il Tagliatella, ristorante pizzeria italiano, perché non volevamo prendere ancora l’auto ed era già tardi. Mi è venuto alla mente un flashback di quando ad Amburgo andavamo alla ricerca disperata di cibo italiano, e mangiavamo le pizze più improbabili, spingendoci fino ad Altona perché dicevano che lì era buona. Qui in qualche modo si difendono un po’ meglio, ma in effetti la pizza aveva piuttosto il gusto e l’aspetto di una pfannekuchen che di una pizza, nonostante si chiamasse “Strabuona”.

primo cartello in autostrada con indicazione Valencia (dopo i primi 1’000 km)

Entrare in Spagna oggi e passare il confine mi ha dato un senso di rilassatezza. C’è qualcosa in questa terra che mi risuona e appartiene. Già a Perpignan, cittadina molto carina, abbiamo trovato persone più accoglienti, anche se il tempo era tremendo, vento fortissimo e gelato, mentre in Costa azzurra erano piuttosto scostanti…
In auto con Andrea abbiamo ripassato i viaggi intrapresi negli ultimi anni e in effetti è molto che non uscivamo dal solito giro, soprattutto Italia in modo reiterato (Sardegna, Toscana, poi Rimini/Riccione) e un po’ della mia Germania (Amburgo e Berlino). Ci dicevamo che è in parte per via del Covid-19, in parte per la vicinanza geografica, in parte per le amicizie.

Valencia. Stupicisci! Non vediamo l’ora! A chi ci chiede perché, raccontiamo di voler tuffarci in un’altra cultura, in altre abitudini, in una nuova lingua (no, io non lo parlo e non lo so lo spagnolo, anche se ho origini), tornare a vivere in un altro paese, come si è fatto durante gli anni universitari, in una vita passata, quando ancora non c’era il domani. Adesso il domani ce lo portiamo in giro, in auto con noi, su due seggioloni modernissimi, e ogni minuto ci questiona, però noi siamo sempre gli stessi ragazzini. Speriamo di avere un po’ di tempo anche per noi a Valencia. Buona notte, è ora di dormire.


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